< Pagina:Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
448 una coda non necessaria,

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:454|3|0]]vita che viviamo — e chi non dà, non può prendersi ciò che non ha dato: ecco la logica parola, innanzi alla quale, finchè sopravviva ne’ nostri costumi un caso di morte data, cadono, sotto una medesima riprovazione, l’assassino e il suo giudice, il suicida e il carnefice.

Mi duole il dirlo, ma la sola prevalenza del sentimento sul raziocinio, la sola prevalenza delle passioni sul giudizio logico, può ancora spiegare l’esistenza, ai nostri giorni, di quella negazione della Provvidenza, che è il suicidio; di quella bestemmia di Dio, ch’è il boia.

Ma se noi non dobbiamo a noi stessi la nostra vita (ricordo al lettore il primo maschio e la prima femmina), se quel solo che ce l’ha data — e che noi chiamiamo Dio — ce la può togliere; come ce la toglie col fatto della morte naturale, a cui nessuno finora ha saputo sottrarsi, chi v’accerta ch’Egli, e come

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.