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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:466|3|0]]ingenita, s’acquista coll’abitudine di quella ginnastica morale, che a grado a grado ci fa capaci di padroneggiare i moti del cuore e le evoluzioni del cervello, invece di lasciarci vilmente sopraffare da essi. Però nulla di più fatale che addormentarci in quell’aura di malinconia, la quale, con sì sciagurata facilità, ci predispone a subire le allettative dei morbosi sentimenti e degli eunuchi sofismi, che poi ci spalancano sotto ai piedi l’abisso — e ci abbandonano, ancor vivi, nelle braccia della morte.

L’amante di Giulia, che finisce, del resto, a non uccidersi, conviene in questo: che c’è coraggio nello sfidare l’avversità; ma è coraggio da balordi, secondo lui. Il coraggio illuminato vuol che l’uomo uccida sè stesso, allorquando egli non può uccidere i suoi dolori.

Splendida logica invero! Varrebbe proprio il conto d’avere un’anima im-

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