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ma non forse inutile. | 463 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:469|3|0]]i bocconi ai loro denti, affinchè, somministrandolo intiero, ad una sol volta, non riesca loro indigesto. Dio, al contrario, a codesti uomini d’eterna, sebben progressiva, fanciullezza, acconsentirebbe ad un tratto tutto il tesoro de’ suoi segreti, a rischio di palesarsi, per siffatto procedere, — scusate l’assurdità! — meno giudizioso della sua creatura, meno provvido assai di Beniamino Franklin, il quale dettava questa sentenza d’oro: — «S’io chiudessi nel mio pugno un alveare di verità, mi guarderei bene dall’aprir la mano, se non in modo da non lasciarne uscire che una sola per volta!»
Jacopo Ortis ripete i medesimi sofismi, gli stessi paradossi di Werther, e dell’amante di Giulia del Rousseau. Già abbiamo recato qualche brano di una lettera dell’Ortis; ora ci facciamo a restituire integra la parte del testo che cade nel nostro assunto, per me-