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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:476|3|0]]siamo convenuti di chiamar meglio morale.

Pur come si fa, non volendo riuscire illogici, a concepir l’idea di trasformazioni successive dello spirito, che non sieno un graduale e progressivo miglioramento morale, attraverso la infinita via ch’esso dee percorrere, per condursi alla sua mèta; a quella mèta, la quale si nasconde ostinata al poco acume del nostro occhio mortale?

Infrattanto, senza chiedere l’ali alla fantasia per tentare di seguir vaticinando col pensiero le intrinseche ed estrinseche condizioni, nelle quali si compie codesto ciclo di progressive fasi, o vicende, dello spirito — è impossibile non ammettere che il miglioramento graduale dee pervenire, nell’ultimo suo stadio definitivo, alla perfezione — e che sia questa appunto la mèta, a cui, volenti o non volenti, tutti tendiamo. Che monta sapere se tutte codeste trasfigurazioni serbino

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