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ma non forse inutile. | 475 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:481|3|0]]primo lancio perfetti, onde lasciare al nostro arbitrio, alla nostra elezione, il procacciarci i mezzi di esercitare le nostre morali potenze, il vigore spirituale della nostra immortale individualità.
In un mondo, architettato a immagine d’ippodromo, di palestra, ove il merito della vittoria sgorga solo dalla virtù della lotta e della sua perseveranza, l’esistenza nostra non saprebbe evidentemente essere un beneficio. Parrebbe, in quella vece, più adeguato chiamarla una destinazione di prova, una missione auto-didattica, auto-educatrice, una cotal specie di alunnato morale, a cui si rannoderebbero le idee di emendazione, d’espiazione, di sacrificio di sè medesimo.
— E il suicidio? torniamo a chiedere. —
Il suicidio? — Mentre la morte naturale è un giudizio della Divinità, che chiama lo spirito a nuove funzioni, a