< Pagina:Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
46 | werther. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:52|3|0]]la vista del luminare che ci pende sul capo — chi considera queste cose si tace, e viene architettando da sè il suo proprio mondo, felice anch’egli, perocchè anch’egli è uomo. Nè per limiti che lo angustino, gli scema nel cuore il dolce sentimento della libertà, e il pensiero che questo carcere ei può abbandonarlo ogni qual volta gli torni.
26 maggio.
Tu sai da un pezzo com’io soglia piantare, a così dire, le mie tende; com’io mi guardi dattorno a cercare la mia capannuccia in un luogo romito, e ci viva poi con tutta parsimonia. Però anche qui mi sono trovato il mio nido, un cantuccio di terra che m’ha dato nella cruna del genio.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.