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IL PRODIGO | 277 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu{{padleft:331|3|0]]
Momolo. Casca el mondo, ste do cossè le s’ha da far.
Trappola. Recipe dei zecchini.
Momolo. Bravo sior medico: ma sta volta bisogna che fè da medico e da spicier.
Trappola. Che vuol dire?
Momolo. Co avè scritto el recipe, tocca a vu a manipolar el medicamento.
Trappola. Capisco, vuol ch’io pensi a ritrovar i quattrini.
Momolo. Bravissimo; sè un omo che capisse per aria, me piasè per questo.
Trappola. Quanto crede ella che vi vorrà per la cena e per il festino?
Momolo. So che qualche volta s’ha speso in tutto disdotto o vinti zecchini. Ma stassera voria qualcossa de meggio. Son in impegno de far pulito.
Trappola. Domani partono questi forestieri?
Momolo. Mi no credo; ho speranza che siora Clarice no vaga via per adesso.
Trappola. Dunque convien pensare a tirar di lungo col solito trattamento.
Momolo. Vegnirà sti campi.
Trappola. E frattanto che i campi vengono?
Momolo. E fra tanto penseghe vu.
Trappola. Ho capito; qui bisogna dar fondo al granaio e spropriarsi del grano che doveva servire per tutto l'anno.
Momolo. Caro vecchio, fe vu.
Trappola. E poi se manca il pane alla famiglia?
Momolo. No vegnirà sti campi? Gh’averemo el bisogno.
Trappola. Vuol ella dunque che venda il grano?
Momolo. Sì; fe vu.
Trappola. Si può vendere, ma con del discapito grande. Nella stagione in cui siamo, non vi è ricerca di grano, e andandolo ad esibire, converrà darlo per quel che si potrà avere.
Momolo. Co ve digo, fe vu, fe vu.
Trappola. Benissimo; per servirla cercherò di far subito quello che si ha da fare.