< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

LA VEDOVA SCALTRA 303

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu{{padleft:313|3|0]]

Rosaura. (Che bell’umore!) (da sè)

Milord. (Quanto mi piace!) (da sè)

Marionette. (Torna) Signora, il signor Conte vorrebbe farvi una visita.

Rosaura. Il conte di Bosco Nero?

Marionette. Per l’appunto.

Rosaura. Porta un’altra sedia e fallo venire.

Marionette. Obbedisco. (A questo geloso non casca mai nulla di mano). (porta la sedia e parte)

Milord. Madama, il Conte è vostro amante?

Rosaura. Vorrebbe esserlo.

SCENA VIII.

Il Conte e detti.

Conte. Riverisco la signora Rosaura. (sostenuto)

Rosaura. Addio, Conte. Sedete.

Conte. Mi rallegro della bella conversazione.

Milord. Amico, avete fatto bene a venire. Io faceva morir di malinconia questa bella signora.

Conte. Anzi l’averete molto ben divertita.

Milord. Sapete il mio naturale.

Rosaura. Marionette, con vostra permissione. (s’alza e tira Marionette in disparte, e le parla piano) (Dirai ad Eleonora mia sorella che venga qui; e fa che si ponga a sedere presso a Milord. Vorrei che la cosa finisse bene). (parte Marionette)

Conte. Non mi credevo così di buon’ora trovarvi in conversazione; si vede che siete di buon gusto.

Rosaura. Milord ha voluto favorirmi di venire a bere la cioccolata da me.

Conte. Eh sì, siete generosa con tutti.

Rosaura. Conte, voi mi offendete.

Milord. (Costui è geloso come una bestia). (da sè)

Conte. Veramente non si può negare che Milord non abbia tutte le amabili qualità desiderabili in un cavaliere. (ironico)

Milord. (Sono annoiato). (da sè)

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.