< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
476 ATTO TERZO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu{{padleft:494|3|0]]

SCENA VII.

Camera di Rosaura.

Rosaura svenuta, Beatrice e Colombina.

Beatrice. Povera Rosaura! Non vi è rimedio che voglia tornare in sè.

Colombina. Cara signora Beatrice, perdonatemi, avete fatto male a dirle che il dottor Onesti l’abbandona.

Beatrice. Ma che? Aveva da lusingarla?

Colombina. Si poteva lusingare e tirar innanzi.

Beatrice. Son donna, ma non ho il vizio di dir bugie.

Colombina. Avete quell’altro di non poter tacere.

SCENA VIII.

Pantalone, Agapito e dette.

Pantalone. Coss’è? Come xela?

Beatrice. Eccola qui; ancora svenuta.

Pantalone. Oh poveretto mi! Sior Agapito, sior Agapito. (forte)

Agapito. Ih, ih! Siete spiritato? Son qui.

Pantalone. Mia fia xe in accidente. (forte)

Agapito. Ho inteso.

Pantalone. No la puol revegnir. (forte)

Agapito. Ho inteso.

Pantalone. Aiutela, me raccomando a vu. (forte)

Agapito. Se potesse prender la china...

Pantalone. No vedeu? No la pol.

Agapito. Lasciate ch’io senta il polso.

Pantalone. Caro vu, me raccomando. (forte)

Agapito. Presto, presto, non ha polso.

Pantalone. Come? (forte)

Agapito. Siete sordo? Non ha polso.

Pantalone. Cossa vuol dir? (forte)

Agapito. Il sangue non circola.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.