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246 ATTO SECONDO

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Berto. Vi dico, corpo del diavolone...

Bargello. Fermatevi, signor gradasso. (a Berto)

Guglielmo. Là dentro vi deve essere una doppia da quattro, tre doppie da due, e dieci doppie di Spagna.

Bargello. Per l’appunto; è verissimo. (riscontrandole)

Guglielmo. Che vi pare?... (al bargello)

Bargello. Dico che voi avete ragione, che la borsa è vostra, e costui lo meneremo prigione. (fermano Berto)

Paggio. Salva, salva. (fugge)

Berto. È un’ingiustizia questa...

Bargello. Briccone. Vai, vai, la galera ti aspetta.

Berto. La galera? Se non ho sentito nemmen l’odore. (i birri lo conducono via legato)

Bargello. Scusate. (a Guglielmo)

Guglielmo. Mi maraviglio. Anzi devo ringraziarvi.

Bargello. Certo che... per dirla... a me non toccava far da giudice. Bisognava andar su tutti insieme. Ma so che siete un galantuomo; non so se mi capite?

Guglielmo. Che vorreste voi dire?

Bargello. La mia cattura non la vorrei perdere.

Guglielmo. Vi pagherete sulla pelle di quel briccone.

Bargello. Eh via. Una di quelle doppie la potete spendere.

Guglielmo. Non vi darei un quattrino.

Bargello. No, eh?

Guglielmo. No certo.

Bargello. Ben bene, mi capiterai tra l’ugne.

Guglielmo. Gli uomini onorati non hanno timore de’ pari vostri.

Bargello. Oh, se ci capiterai. E per questo non occorre trattar bene con isperanza di dire... Signor sì... è galantuomo. Tirar giù, corde, manette. Da qui innanzi voglio far così, da uomo d'onore.

(parte

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