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418 ATTO TERZO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu{{padleft:430|3|0]] mi amate, ed io sono forzato a dirvi, che la mia sposa è la signora Eleonora.

Pantalone. Tiò, gh’ho gusto. (a Rosaura)

Rosaura. Come, anche voi mi avete tradita? (ad Eleonora)

Eleonora. Io tradirvi? Incolpate la vostra volubilità.

Rosaura. Voi credete d’avermi fatto un’ingiuria, e pure mi avete fatto il maggior piacere del mondo. Per causa vostra, non poteva accettare una gran fortuna, temendo mi venisse rimproverata la parola che a voi dato aveva. Ecco qui il signor Anselmo: egli mi ha esibito più volte le di lui nozze: le ho ricusate per causa vostra; ora le accetto, e vado in questo momento a levarmi il cerchio.

Anselmo. Fermate. Senza che perdiate altro tempo, ecco qui che alla presenza di tutti questi signori, io do la mano di sposo alla signora Diana.

Pantalone. Tiò, gh’ho gusto. (a Rosaura)

Rosaura. Come! Alla sorella minore?

Anselmo. Ella pare di voi minore, perchè non è imballata come siete voi.

Rosaura. Oimè! Vedo tre spose, ed io resto senza sposo?

Pantalone. To danno. (a Rosaura)

Colombina. Anzi ne vedrete quattro.

Corallina. Sì, quattro; Brighella deve sposarmi.

Colombina. Brighella sposerà me.

SCENA ULTIMA.

Brighella e detti.

Brighella. Son qua, chi me comanda?

Colombina. È vero. Brighella, che voi sposerete me?

Corallina. È vero che a me darete la mano?

Brighella. Ve dirò: ho dito de sposar la più bella; ma vedo che se tutte do belle a un modo; onde per no far torto a nissuna, no sposerò ne l’una, ne l’altra.

Colombina. Briccone! Datemi il mio zecchino.

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