< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

LE DONNE CURIOSE 315

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu{{padleft:329|3|0]] sono tanti giorni che non ti vedo? Sono stato, dice, ad aiutare a cavare una certa fossa, vicino a una certa casa... Io subito sono andata al punto.

SCENA VII.

Arlecchino e dette.

Arlecchino. Presto. Andemo a tavola, che l’è qua el padron.

Beatrice. Dove è stato sinora?

Arlecchino. Oh bella! Al logo solito.

Beatrice. Ma che cosa fanno in quel maladetto ridotto?

Arlecchino. Domandeghelo a lu, che lo saverì.

Beatrice. Vieni qui, senti. (ad Arlecchino)

Arlecchino. Son qua.

Beatrice. (Giuocano?) (piano ad Arlecchino)

Arlecchino. Siora sì.

Beatrice. (L’ho detto io). (da sè)

Rosaura. (Dimmi, si divertono con le donne?) (piano ad Arlecchino)

Arlecchino. Siora sì.

Rosaura. (Ah, il cuore me l’ha detto), (da sè)

Eleonora. Galantuomo. (ad Arlecchino)

Arlecchino. Siora.

Eleonora. (È vero che fanno il lapis philosophorum?) (piano ad Arlecchino)

Arlecchino. Siora sì.

Eleonora. (Eh, io lo so). (da sè)

Corallina. Dimmi, Arlecchino.

Arlecchino. Cossa voli?

Corallina. (Lo cavano poi questo tesoro?) (piano ad Arlecchino)

Arlecchino. Siora sì.

Corallina. (Dunque ho detto la verità). (da sè)

Arlecchino. (A dir sempre de sì, se dà gusto a tutti), (da sè)

Eleonora. Dite, Arlecchino. Mio marito l’avete veduto?

Arlecchino. Siora sì.

Eleonora. E ora è andato a casa?

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.