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LA DONNA VENDICATIVA 483

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Corallina. Zitto, zitto, non parlo più. Vado a dare la cioccolata al padrone. (mostra partire)

Florindo. Via, andate. (Non vedo l’ora che se ne vada). (da sè)

Corallina. Ehi, sentite: in confidenza; gli do pelate maledette. (mostra partire)

Florindo. (Oh che buona lana!) (da sè)

Corallina. Ehi, ehi. Ho messo da parte della roba. Vedrete. (come sopra)

Florindo. Bravissima.

Corallina. Zitto. Maneggio io: doppie, zecchini. Vedrete. (come sopra)

Florindo. (Povero vecchio, sta fresco!) (da sè)

Corallina. Caro Florindo, ce li goderemo. Ti darò denari, roba, tutto, tutto. (parte)

SCENA II.

Florindo solo.

Tienti la tua roba, i tuoi denari, e tutte le tue belle galanterie. Una serva presume che un giovane come me la voglia prender per moglie. È vero che le ho date delle belle parole, e anche qualche buona speranza, ma l’ho fatto col secondo fine. Mi preme la padrona, e non mi preme la serva. La signora Rosaura mi sta sul cuore, e per vederla, e per poterle qualche volta parlare, mi convien fingere con costei. Mi pare, se non m’inganno, che quella sia la signora Rosaura. Sì, certo è dessa. Vo’ tentar la mia sorte. Vo’ vedere se le posso dir due parole. Suo padre è una bestia: indiscreto, cattivo, non la vuol maritare; ma se la trovo disposta ad acconsentire, vo’ che si faccia la più bella scena del mondo. (parte)

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