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Lelio. Sentite, io voglio accompagnarmi assolutamente.

Pantalone. Benissimo.

Lelio. Se non mi manterrà la parola la figlia, me la mantenirà suo padre.

Pantalone. Come sarave a dir?

Lelio. Pensateci voi.

Pantalone. Mi ghe penserò fin a un certo segno, e po’, se mia fia no ve vorrà, no ve mancherà una novizza più propria e degna de vu.

Lelio. Dove?

Pantalone. All’ospeal de matti. (via)

Lelio. Questa è un’ingiuria, ma la soffro, perchè me la dice mio genero.

SCENA VIII.

Florindo e detto.

Florindo. (Ecco l’indegno rivale dell’amor mio). (da sè)

Lelio. Amico.

Florindo. Scostatevi, ed impugnate la spada.

Lelio. Perchè volete ch’io imbrandisca il brando?

Florindo. Perchè mi siete rivale.

Lelio. Spiegatevi, io non vi concepisco.

Florindo. Amate voi la signora Rosaura?

Lelio. Aspettate... Chi è questa signora Rosaura?

Florindo. Amate voi la figlia del signor Pantalone?

Lelio. Signor sì.

Florindo. E non sapete che la figlia del signor Pantalone si chiama Rosaura?

Lelio. Oh bella! io non lo so!

Florindo. Ma l’amate, o non l’amate?

Lelio. L’amo spropositatamente.

Florindo. La bramate voi per consorte?

Lelio. La bramo, la voglio, e l’averò.

Florindo. E non sapete il suo nome?

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