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364 ATTO PRIMO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu{{padleft:378|3|0]] ridar, ma te scazzarò, te manderò in Levante, te saverò castigar: e ti imparerà a to spese, che la fortuna no xe per i baroni; che el cielo non assiste, no provede a chi gh’ha massime indegne, a chi deturpa el so sangue e la propria reputazion. (parte)

Lelio. Ah! mio padre mi vuol rovinare del tutto. Egli potrebbe con questo matrimonio rimettermi, e non lo vuole; e mi vuol vedere precipitato. Perdere quattordicimila ducati di dote? Questa è una perfidia, è una vendetta che fa mio padre contro di me. Ma, giuro al cielo, non sono un balordo. Troverò io la maniera d’averla senza di lui. O col mezzo della madre, o con qualche inganno, giuro che l’avrò; e se mi riesce d’averla senz’opera di mio padre, io vorrò maneggiare la dote, e si pentirà di non avermi accordata una sì giusta, una sì onesta soddisfazione.

Fine dell’Atto Primo.




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