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392 ATTO SECONDO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu{{padleft:406|3|0]] al pettene, e no gh’è più remedio. Adesso ti dirà in tel to cuor: Cossa sarà de mi? Gnente a quel che ti meriti, ma tanto che basterà a castigarle. Menar via una putta? Sassinar una pupilla? Ah, questo me passa el cuor! Fio indegno, fio desgrazià! Vame lontan dai occhi, come te mando lontan dal cuor. Ah, volesse el cielo che te podesse allontanar anca dalla memoria! Ma pur troppo ti sarà fin che vivo el mio tormento, el mio rossor, la mia desperazion, la mia morte. (piange)

Lelio. Ah caro padre...

Pantalone. Via, furbazzo; indegno de nominar el nome de pare. (parte)

Lelio. Oh me infelice! che cosa sarà di me? Anderò lontano da mio padre? Dove? Come? Mille timori mi assaliscono. Oh donne! oh donne! E quell’indegna di Corallina mi ha mangiati i denari, e poi ancora m’insulta? Ah, ch’io son disperato! Vadasi incontro ad ogni avverso destino. (parte)

Fine dell’Atto Secondo.




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