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LA FIGLIA OBBEDIENTE 475

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Brighella. E sior Conte el gh’ha una paura, che el trema da tutte le bande.

Beatrice. Eccolo il signor Conte.

Pantalone. Rosaura, abbiè giudizio.

Rosaura. (Che giornata è questa per me!) (da sè

SCENA XX.

Il Conte Ottavio e detti; poi Arlecchino.

Ottavio. (Saluta senza parlare; tutti s’alzano, fuor che Olivetta e Brighella. Ottavio guarda d’intorno con attenzione e paura.

Pantalone. Cossa vardela, sior Conte?

Ottavio. Vi è il Livornese?

Pantalone. No la se dubita, nol gh’è, e nol ghe vegnirà.

Ottavio. Schiavo, signora sposa.

Rosaura. Serva sua.

Ottavio. Schiavo, ballerina. Schiavo, grassotta. (a Beatrice

Beatrice. Il signor Conte mi burla.

Ottavio. Sempre i guanti. (a Rosaura

Rosaura. Ma, signore...

Ottavio. Ve li caverete questa sera. Ballerina, avete dormito?

Olivetta. Ballerina! Che cos’è questa confidenza?

Brighella. Gran bel trattar via de qua: sempre madama.

Ottavio. Avete portato il lotto?

Olivetta. La corniola è qui. I viglietti si fanno presto.

Brighella. Se le vol, mi li fazzo in t’un momento.

Ottavio. Da scrivere.

Pantalone. Oe, portè da scriver.

Arlecchino. (Porta un tavolino da scriver, vicino ad Ottavio e Brighella.

Ottavio. Un’altra volta. (ad Arlecchino

Arlecchino. Un felippo alla volta; vado drio fin doman. (parte, poi torna

Ottavio. Scrivete. (a Brighell)

Brighella. Son qua. Numero uno.

Ottavio. La signora Rosaura. (e dà uno zecchino a Olivetta

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