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248 ATTO PRIMO

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Florindo. Positiva; senza cerchio, senza trine; nè argento, nè oro, nè seta.

Argentina. Vestita di mezza lana.

Florindo. Per l’appunto.

Argentina. In verità la signora Clarice con questa semplicità parerebbe una stella.

Clarice. Tu ti burli di me, sfacciatela?

Argentina. Compatisca. (a Clarice) Circa alla conversazione, signore? (a Florindo)

Florindo. La conversazione l’ha da far con me, e al più al più coi miei contadini.

Argentina. Al più al più qualche merendina sotto d’un albero.

Florindo. Mi contento.

Argentina. Ballare qualche furlana al suono di un cembalo.

Florindo. Via, qualche volta.

Argentina. La signora Clarice...

Clarice. La signora Clarice è stanca di soffrirti. E voi, se non avete altra miglior convenienza, non fate conto di me. (a Florindo)

Florindo. Pazienza, se non averò voi, ne troverò un’altra.

Clarice. No, non la ritroverete.

Argentina. Eh sì, signora, la troverà.

Florindo. La troverò.

Clarice. Ci gioco la testa che non la ritrova.

Argentina. Giochiamo uno scudo che la ritroverà.

Clarice. Chi vuoi tu che lo prenda?

Argentina. Lo prenderò io, signora.

Florindo. Eccola, l’ho trovata.

Clarice. Non potete sperar altro che una vil serva.

Florindo. Per me vi dico che tutte le donne son donne.

Argentina. Sente, signora? Tutte siamo donne.

Clarice. Non vi è differenza dalla padrona alla serva?

Argentina. Io sto a quel che dice il signor Florindo.

Clarice. E tu, indegna, lo prenderesti?

Argentina. Lo prenderei, per liberar lei dal pericolo d’andar vestita di lana.

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