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294 ATTO TERZO

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SCENA XII.

Pantalone e Brighella.

Pantalone. Custìa la xe molto furba. L’ha fatto sta scena col so perchè. Ma la l’ha mo fatta con tanta bona grazia, che la m’ha coppà.

Brighella. Sto soliloquio lo vorla dir? (a Pantalone)

Pantalone. Perchè no? provemose. Tegnime drio, se fallo.

Brighella. (Anca questo l’è un bel divertimento. Ma vedo dove ha da finir la scena per Arzentina). (da sè, e si ritira)

Pantalone. Cupido, se tu mi hai fatto una ferita nel cuore, tu puoi essere la medicina della mia cicatrice. È vero che l’è una serva, ma dice il poeta:

Ogni disuguaglianza amor uguaglia.

 Io son vecchio... e non troverei...

Brighella. Vecchio impotente... (suggerendo)

Pantalone. Quella parola no la voggio dir.

Brighella. La parte la dis cussì.

Pantalone. E mi no la voggio dir.

Brighella. El poeta se lamenterà.

Pantalone. El poeta nol sa i fatti mii; e da qua un anno el vederà che l’ha dito mal.

SCENA ULTIMA.

Argentina, Flaminia, Clarice, Ottavio, Florindo e detti.

Argentina. Grazie infinitissime a lor signori, se in grazia mia si contentano di terminare la commediola. Se sono disposti di dire l’ultima scena, può essere che questa dia loro maggior piacere. E benissimo concertata. Si assicurino, che so quel ch’io dico.

Ottavio. Atti di viltà non ne fo più certamente.

Florindo. Nè io di caricatura.

Flaminia. Caro signor Florindo, compatitemi, se nel terminare la scena vi ho trattato con poco garbo.

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