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470 ATTO SECONDO

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Pantalone. Sè un bell’a... sè un bell’a...

Traccagnino. Son dotto to to, son dotto to to. a

Pantalone. Ve co co co co co co co...

Traccagnino. Chi chi chi so so so so so so son?

Pantalone. Tracca ca, tracca ca...

Traccagnino. Son fra fra de de de lo Io lo.

Pantalone. No no no, un fur fur fur ba ba ba zzo zzo zzo.

Traccagnino. Pa pa pa... (con riverenza)

Pantalone. Schia schia schia...

Traccagnino. Tro tro tro...

Pantalone. Vo vo vo...

Traccagnino. Va va va do do do. (parte)

Pantalone. Ve ve ve ma ma man do do.

Celio. Che cosa ha concluso questa vostra scena? Il medico se n’è andato, ed io sono restato com’era prima.

Pantalone. Sì, caro amigo. Sè resta colle vostre solite rane.

SCENA XII.

Argentina, Pantalone e Celio.

Argentina. Signore. Dice la signora Flamminia, che se volete andare da lei, siete il padrone.

Pantalone. Vago subito.

Argentina. (Traccagnino non vi è più. Son curiosa di sapere come ha finito). (da sè, e parte)

Pantalone. Quello donca xe un miedego.

Celio. Sì, difettoso, ma bravo.

Pantalone. E no l’è Traccagnin.

Celio. No, è suo fratello. Traccagnino non è zoppo.

Pantalone. Compare, i ve tol in mezzo.

Celio. Non può essere.

Pantalone. La discorreremo. Vago da siora Flamminia, e po torno da vu.

Celio. Sì, tornate, che vi ho da parlare.

Pantalone. De cossa?

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