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TORQUATO TASSO 467

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Tomio. (La cria con don Gherardo: che la sia so muggier?)

D. Eleonora. (Oh questa sì ch’è bella! vuol veder, vuol saper).
Tomio. Patrona.
D. Eleonora.   Serva sua.
Tomio.   In collera? con chi?
D. Eleonora. (Che indiscreto!) (da sè)
Tomio.   La diga, se pol?...
D. Eleonora.   Eccolo qui.

SCENA V.

Don Gherardo e detti.

Gherardo. Vi prego in cortesia... (a donna Eleonora)

D. Eleonora.   Vuò andar dove mi pare.
Gherardo. Sì, ma ditemi almeno...
D. Eleonora.   Non mi state a seccare.
Non vado fuor di Corte. Ciò non vi basta ancora?
È un voler saper troppo.
Gherardo.   Zitto, cara Eleonora.
Tomio. (Leonora!) (da sè)
Gherardo.   Andate forse dalla Duchessa?
D. Eleonora.   No.
Gherardo. Dalla Marchesa?
D. Eleonora.   (È lunga). (da sè)
Gherardo.   Via, vi accompagnerò.
D. Eleonora. Son stanca di soffrirvi; non voglio compagnia.
Tornerò per prudenza nella camera mia. (parte)

SCENA VI.

Sior Tomio e don Gherardo.

Tomio. Vostra muggier?

Gherardo.   Sicuro.
Tomio.   E la gh’ha el nome istesso?

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