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154 ATTO SECONDO

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Costanza.   Cossa gh’è?

Raimondo.   Via, se ben mi volete,
Sollevatevi un poco; vi prego, non piangete.
Costanza. No, caro vu, no pianzo.
Raimondo.   Diman con voi verrò.
Costanza. Se vedemio a disnar?
Raimondo.   Ho paura di no.
Costanza. Mo za; me la pensava.
Raimondo.   Voi non restate sola;
Invitate qualcuno.
Costanza.   Mi no parecchio tola.
Raimondo.   Perchè?
Costanza. Perchè in sta casa, co no ghe xe el paron,
La mia vita xe questa: sentada in t’un canton.
Raimondo. Cospetto!
Costanza.   Via, stè zitto. Andè; bon pro ve fazza.
Raimondo. Donna senza giudizio.
Costanza.   Ancora el me strapazza.
(piangendo)
Raimondo. Non andrò in nessun loco. (si cava la bauta)
Costanza.   Eh via, no stè per mi.
Raimondo. Or sarete contenta.
Costanza. No ve scaldò cussì.
Raimondo. Io mi scaldo, m’arrabbio, son fuor di me, lo veggio;
E voi con questa flemma mi fate ancora peggio.
Costanza. Mo via, voleu che tasa? No parlerò.
Raimondo.   Parlate.
Costanza. Caro mario, siè bon.
Raimondo.   Basta, non mi seccate.

SCENA VIII.

Donna Rosega e detti.

Rosega. Cara siora parona, mi la vorria pregar

D’una grazia, e la prego de no me la negar.
Costanza. Disè, cossa voleu?

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