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LA BUONA FAMIGLIA 361

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Raimondo. Aggiungete allo stato mio quest’altra piccola circostanza. Ho tanti debiti, che non so dove salvarmi.

Fabrizio. Come mai li avete fatti questi gran debiti?

Raimondo. Causa la moglie; mi giuoca ogni cosa.

Fabrizio. E voi la lasciate giuocare?

Raimondo. Sono stato compiacente al principio; ora mi converrà venire a qualche strana risoluzione.

Fabrizio. Voi non avete bisogno de’ miei consigli: ma si trova il rimedio, quando si vuol trovare.

Raimondo. Dite bene voi, che avete una moglie buona; ma se l’aveste come la mia, non so come la v’anderebbe.

Fabrizio. Basta; ringrazio il cielo... Certo è una cosa dura il non avere la pace in casa.

Raimondo. In cambio della pace, ci ho i debiti io in casa.

Fabrizio. Dite piano; non vi fate sentire.

Raimondo. La passione mi trasporta. Caro amico, se voi non mi aiutate, io sono all’ultima disperazione.

Fabrizio. Ma caro signor Raimondo, gli è vero ch’io maneggio e sono alla testa del negozio e della famiglia; ma rendo conto d’ogni cosa a mio padre. Se volete che gliene parli...

Raimondo. No, no, vostro signor padre è un galantuomo, è un uomo dabbene; ma non avrei piacere che lo sapesse nessuno. Io ho bisogno di dugento scudi, e vi darò in ipoteca un gioiello di diamanti con due spilloni da testa.

Fabrizio. Le avete voi queste gioje?

Raimondo. Eccole qui. Voi ne averete pratica.

Fabrizio. Bene; vi servirò. In ogni caso che mio padre mi ricercasse dei conti, con queste potrò appagarlo.

Raimondo. Sopra tutto, che nessuno lo sappia.

Fabrizio. Non dubitate; vi prometto che non si saprà. Favorite passare nell’altra stanza, che vi conto subito i dugento scudi.

Raimondo. Voi mi farete il maggior piacere di questo mondo, (entra)

Fabrizio. Prestar danari senza timore di perderli, è un servizio di di niente; e poi siamo obbligati in questo mondo ad aiutarci potendo. (entra)

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