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138 ATTO PRIMO

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Arlecchino. El sior Conte me chiama; con so bona grazia.

Claudia. Riveritelo.

Arlecchino. La sarà servida.

Metilde. (Ringraziatelo). (piano ad Arlecchino)

Arlecchino. Padrona sì.

Claudia. Se vedete la signora Contessa...

Arlecchino. Ho capito. Se vederè siora Contessa, la saluterò da parte soa. (Mai più son sta in t’un imbroio più grando de questo. E per cavarse a tempo, no ghe voleva altro che una testa de bronzo co fa la mia). (da sè, e parte)

Metilde. (Ho curiosità di veder bene l’astuccio). (da sè)

Claudia. (Non so come l’astuccio guernito d’oro siasi convertito in una tabacchiera di poco prezzo).

Metilde. Con sua licenza, signora.

Claudia. Andate, andate, che parleremo dappoi, (incamminandosi)

Metilde. Sì, signora, quando comanda. (incamminandosi)

Claudia. Un poco più di rispetto alla madre. (incamminandosi)

Metilde. Un poco più di carità alla figliuola. (incamminandosi)

Claudia. Le fanciulle non si prendono tal libertà cogli uomini.

Metilde. Io non credeva che ciò convenisse alle maritate.

Claudia. Fraschetta!

Metilde. Ho detto male?

Claudia. Levamiti dinanzi. (parte)

Metilde. Farò tanto, che mi mariterà per disperazione. (parte)

Fine dell’Atto Primo.

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