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IL CAMPIELLO 337

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Cate. Mi vardo, che ti gh’abbi

Sta voggia de zogar.
Lucietta. Per cossa?
Cate. Perchè ancuo ti ha da sposar.
Lucietta. Giusto per questo stago allegramente. (va in casa)
Cate. Oh, se cognosse che la xe innocente! (va in casa)

SCENA V.

Donna Pasqua e Gnese; poi Zorzetto, poi Lucietta e donna Cate.

Pasqua. Dove xele?

Gnese. Lucietta. (chiama forte)
Lucietta. Vegno, vegno. (di dentro)
Gnese. Son qua, se me volè.
Pasqua. Dove xela la semola? (forte)
Lucietta. Aspettè. (di dentro)
Zorzetto. Se se zioga alla semola,
Vôi zogar anca mi. (di casa)
Pasqua. Sì, sì, fio mio, ti zogherà anca ti.
Faghe ciera a Zorzetto. (a Gnese)
Ti sa quel che t’ho dito:
De qua a do anni el sarà to mario.
Mo vien qua, caro fio,
Vien arente de nu.
Gnese. Giusto mo adesso no lo vardo più.
Zorzetto. Son qua; dove se zioga?
Pasqua. T’ala dito to mare?
Zorzetto. La m’ha dito,
E la m’ha consolà.
Sioria novizza. (a Gnese)
Gnese. Oh matto inspirità! (sorridendo)
(Lucietta e donna Cate portano il tavolino colla semola)
Lucietta. Semo qua, semo qua.
Cate. Vôi contentarla.

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