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IL CAMPIELLO 375

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Zorzetto. Carogna a mi?

Orsola. Via, tasi.
Zorzetto. Vôi dir l’anemo mio,
Che no son un pandolo.
Gnese. No, no ve n’impazzè
Con quel scavezzacolo.
Orsola. Via, vien drento, fio mio.
Zorzetto. Sì, sì; (me vôi refar). (entra)
Orsola. Anca vu de contarmelo
Podevi lassar star.
Cossa voleu? Che nassa un precepizio?
Gnese. Ve l’ho volesto dir.
Orsola. Senza giudizio. (entra)
Gnese. Me despiase dasseno...
Siora mare, chiameu? Vegno, son qua.
Ghel dirò a ela, la la giusterà. (entra)

SCENA X.

Zorzetto, poi donna Cate, poi Orsola.

Zorzetto. A mi carogna? Desgrazià, baron. (con dei sassi)

Vôi trarghe in tel balcon delle pierae.
(tira dei sassi nella finestra di Lucietta.)
Cate. Coss’è ste baronae? (sull’altana)
Zorzetto. Tocco de vecchia matta, chiappa questa, (le tira un sasso)
Cate. Agiuto; una pierada in te la testa. (entra)
Orsola. Coss’è sta? cossa fastu?
Zorzetto. Gnente, siora.
Orsola. Via, vien dessuso. No ti vien gnancora?

SCENA XI.

Anzoletto di casa, col palosso, poi Lucietta, poi Gnese, poi Zorzetto.

Anzoletto. Via, sior cagadonao.

Orsola. Zorzi! fio mio! (gridando forte sul poggiuolo)
Zorzetto. (Fugge in casa.)

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