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LA PUPILLA | 201 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XIV.djvu{{padleft:209|3|0]]
Tutto, a chi non ne usò, parrà difficile;
Ma a quel che dà piacer, presto accostumasi,
E in materia d’amor, soglion le semplici
Scolare divenir mastre prestissimo.
Tutto quel che vi ho detto, in cuor fissatevi.
(Abbastanza parlai. Natura or operi).
SCENA VI.
Caterina sola.
Che mai non ebbi turbamento simile
A quel ch’io provo. Se il mio ciglio incontrasi
Del tutor con il ciglio o torbo o timido,
Chi mi assicura che tremar non veggami
Per tante strane e sì confuse immagini?
Lo sfuggirò! Ma se mi cerca? Oh Placida,
Che mai dicesti? Ah, che m’intesi all’anima
Le tue parole penetrar. Già sentomi
Un non più inteso palpitar, che scuotere
Mi fa le membra. Oimè, più non mi reggono
Le piante. Dove sei? Dove sei, Placida?
Fine dell'atto primo.