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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 175

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Dorotea. Negar non mi potrete, che cerchino al presente

Tutti di contradirmi.
Conte.   Val nego apertamente.
Dorotea. Il suocero mi sprezza.
Conte.   Il suocero vi onora.
Dorotea. E il marito?
Conte.   E il marito vi venera e vi adora.
Dorotea. Dunque io sono una pazza, se falso è quel ch’io dico.
Conte. Conosco i miei doveri, a voi non contradico.
Dorotea. Che favellare è il vostro?
Conte.   È un favellar sincero.
Dorotea. Stolta son io?
Conte.   Voi stolta? Chi il dice, è un menzognero.
Lo dissi e lo ridico, di voi più bella mente
Non evvi in tutto il mondo nel secolo presente.
Un lucido sublime nell’intelletto avete;
Nel cameron vi aspetto a sostener chi siete.
Colà smentir faremo chi a torto vi condanna;
Chi forma un rio concetto, vedrà quanto s’inganna,
Io vi sarò mai sempre d’aiuto e di conforto;
Ma, Dorotea carissima, deh non mi fate un torto.
Se poco ragionevole vi crede il mondo intero,
Deh, voi non mi obbligate a confessar che è vero. (parte)
Dorotea. Misera! lo confesso, non so dove mi sia.
Che misto artificioso di lode e villania?
Io soffrirò gl’insulti? Ma pur soffrir conviene,
Fra tanti che m’insultano, chi dice un po’ di bene.
Peggio per me, se il Conte mi sprezza e non m’aiuta:
Senz’un che mi sostenga, lo veggo, io son perduta.
Andiam. Se il labbro mio di contradir non cessa,
Vuò provar questa volta di contradir me stessa.

Fine dell’Atto Quarto.

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