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428 ATTO QUINTO

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Che voi, perchè è cantante, vogliate abbandonarla.

Anzi che voi talora avete un bel falsetto,
E che con lei potrete cantar qualche duetto.
Circa al ballo dirò, che se avete ballato,
Vi hanno quelle signore pregato e ripregato.
E al di lei cuor temendo recar qualche molestia,
Siete stato costretto ballar come una bestia.
Dirò che il caro Lelio la virtuosa apprezza;
E che venga qui subito a farvi una finezza. (parte)

SCENA III.

Lelio solo.

Maledette finezze! possibile, che poi

Non mi faccia di quelle che piacciono anche a noi?
Sento ancora meschino sul viso, a mio dispetto,
Le marche generose del suo tenero affetto.
Ma se non è contessa, tanto meglio per me.
Di queste tenerezze più non ne voglio affè.
Quando la virtuosa ad isposar sia giunto,
Se canterà il soprano, io farò il contrappunto. (parte)

SCENA IV.

Tonina e detta.

Tonina. No no, lasseme star.

Andreetta.   La senta una parola.
Tonina. Se mio mario no vien, voggio andar via mi sola.
Andreetta. Mo cossa mai xe sta?
Tonina.   L’ho visto coi mi ochi.
A quela Zuechina l’ha urtà in ti zenochi,
E nol l’ha fato in falo. Sto mato senza inzegno
Per balar co sta frasca el gh’averà dà un segno.

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