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74 | ATTO QUARTO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVI.djvu{{padleft:80|3|0]]
Conte. (Per conoscerla meglio vo’ usare un artifizio). (da sk)
Orsù, mi par che siate giovane di prudenza...
Sandrina. S’informi di Sandrina.
Conte. Vi fo una confidenza.
I scudi a voi promessi, quei che a Pasquina ho dato,
Da me sono dovuti in forza di un legato.
È ver che il zio è mancato senza far testamento,
Ma scritto di sua mano lasciò il suo sentimento.
Ed io per gratitudine e per un zelo onesto.
Le sue disposizioni vo’ soddisfare in questo.
Nei libri di memorie trovai codesto articolo...
Ma noi dite a nessuno.
Sandrina. Oibò, non vi è pericolo.
Conte. Nel scrigno in una borsa vi son scudi dugento
Per dare a due fanciulle nel loro accasamento.
Ma che sian savie e oneste.
Sandrina. Oh, in materia di questo,
S’informi. La Sandrina? lo giuro e lo protesto,
Che nessun possa dire pericolo non c’è.
Non si vede nessuno a capitar da me.
S’ella venir volesse, sì sì, si provi pure.
Ritroverà tre porte, con quattro serrature.
Potrei delle due giovani esser io la primiera?
Conte. E perchè no? sentite: tornate innanzi sera.
Ora non posso farlo. Preparerò il danaro.
Quando che lo consegno, vo’ che ci sia il notaro.
Avrete i cento scudi, ma non lo sappia alcuno.
Sandrina. Oh signor, cosa dice? non parlo con nessuno.
Vuol che si scriva in libro?
Conte. Non voglio ostentazione.
Facciam segretamente.
Sandrina. Bravissimo; ha ragione.
Tornerò innanzi sera. Per ora io la ringrazio.
Son serva divotissima del signor conte Orazio.