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LA SCOZZESE 201

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SCENA II.

Friport, poi Marianna.

Friport. Vediamo che cosa dicono questi foglietti. Guerre, guerre, sempre guerre. Che importa a me che si ammazzino? Ambasciate, cerimoniali: queste cose non m’interessano. Vorrei sentire parlar di commercio. Questo è il latte del pubblico; questa è la sorgente del comun bene.

Marianna. (Passa per la scena.)

Friport. (E queste sono le sorgenti del nostro male). (accennando Marianna.

Marianna. (Non so dove nascondere il resto della ghinea. Se me lo trova, povera me!) (mette il danaro in saccoccia)

Friport. (Non so se sia della casa di Fabrizio, o se sia forestiera).

Marianna. (Chi è mai quella faccia burbera che mi guarda?) (camminando)

Friport. (Veggiamo un poco che cosa è, per divertimento). Ehi! vi saluto. (a Marianna)

Marianna. La riverisco. (Pare un satiro. Mi fa paura). (corre, entra nel suo appartamento, e chiude la porta.)

SCENA III.

Friport, poi Fabrizio.

Friport. Fugge; non le piace la mia figura. Eh! le piacerebbero forse le mie ghinee.

Fabrizio. Eccomi qui con voi.

Friport. Chi è colei, ch’è entrata ora in quelle stanze terrene?

Fabrizio. È la cameriera di una signora che alberga qui da tre mesi. Perchè mi domandate di lei?

Friport. Oh! niente. Per semplice curiosità.

Fabrizio. Non è cattiva fanciulla; ma se conosceste la di lei padrona, è una donna singolarissima.

Friport. In qual genere?

Fabrizio. In tutto. Bella, giovane, virtuosa...

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