< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
362 ATTO QUINTO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu{{padleft:368|3|0]]

Gottardo. Zitto; non fate rumore, che la cosa durerà poco.

Placida. Che non faccia rumore?

Gottardo. È venuto altri?

Placida. È venuto l’oste; e vi sono i garzoni in camera che preparano la tavola. Ma io assolutamente non voglio in casa mia dar da cena a chi si beffa di noi, e voglio andare in questo momento a scoprire ogni cosa al signor Pandolfo. (in atto di partire)

Gottardo. No. venite qui: aspettate.

Placida. Oh lo voglio fare. Non mi terrebbero le catene. (entra in camera)

SCENA VII.

Gottardo, poi Leandro.

Gottardo. Faccia quel che diavolo vuole. Mi dispiace che va a pericolo di disturbare la cena. E se non si fa la cena, perdo la metà del gusto che mi ho preparato.

Leandro. Si può entrare?

Gottardo. Favorisca.

Leandro. Sono molto obbligato alla bontà che avete per me. Ho ricevuto un vostro biglietto...

Gottardo. Sì signore. Ma mi ha favorito a pranzo. Non ho potuto godere la sua compagnia, e mi sono procurato un tal onor questa sera.

Leandro. Voi mi obbligate infinitamente.

Gottardo. Andiamo a trovare la compagnia... Ma vengono qui: aspettiamoli.

SCENA VIII.

Pandolfo, Costanza, Roberto, Placida ed i suddetti.

Roberto. Caro signor Pandolfo, vi domando perdono. Scusate l’amore...

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.