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150 ATTO QUARTO

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È inutile con me. Vomiti l’alma

Il perfido, l’iniquo... e tu, Rosmonda?
Ah tu sei giusta, sì... ti leggo in volto
Che tu stessa il condanni entro al tuo core.
Eh finisca una volta il furioso
Vecchio le sue follie. Mora. Tu il soffri;
Cangierà la sua morte il tuo costume.
Piangerai, ma non sempre, e forse forse
Accuserai la mia lentezza in torti
Il nemico più fier della tua pace. (parte

SCENA X.

Rosmonda sola.

Ah! Germondo, t’inganni. Ho troppo impressa

Di natura la legge e troppo care
Del decoro mi son le sante leggi
Per lasciarmi sedur da un folle amore.
È tiranno, egli è ver, ma è padre mio
L’autor di mie sventure. Amo pur troppo,
Ma vantar non poss’io, senza avvilirmi,
Una fiamma ch’offende il patrio cenno.
Come? Estinto mio padre avermi spera
Men nemica Germondo? Invan lo spera.
Mi potrebbe tradir la debolezza
Del sesso e del mio cor, ma da un periglio
Che costarmi potria vergogna eterna
Io sottrarmi saprò con la mia morte.
Sì, si mora. Perduto il padre, il regno,
La speranza, l’amor, la pace, il tutto,
E inutile la vita. A miglior uso
Impiegar non potrei l’ultimo giorno
Del viver mio, quanto a morir gloriosa.



Fine dell’Atto Quarto.'

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