< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

LA GRISELDA 225

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu{{padleft:227|3|0]]

Ma griderà quell’anima innocente

Vendetta un dì contro di te. Saranno
Vendicate dal ciel col tuo supplizio
D’una madre tradita le funeste
Lagrime dolorose. Addio per sempre,
Figlio diletto: anche una volta sola
Ti ribacio, mia vita, indi ti lascio
In balìa del più crudo empio tiranno. (parte
Ottone. Non giovano lusinghe, e non minaccie?
Giovi seco la forza: ingrata donna,
Ti rapirò. Se il Re l’abborre e sprezza,
Lo servo, e non l’offendo io. Mentre all’opra
Raccolgo i miei, tu col real bambino
Riedi alla Reggia, e taci.
(alla guardia che parte con Everardo
  Oggi vogl’io
Perder la vita, o posseder Griselda.

SCENA V.

Bosco con capanna e sasso.

Griselda, poi Oronta e Roberto.

Griselda. È deliquio di cuore, o pur lassezza

Quella che ora vi opprime, o mie pupille?
Sonno non è, che quando è il cor dolente,
Non è vostro costume aver riposo.
Ma comunque ciò sia, regger non posso
Me stessa in piè. Quivi m’assido; almeno
Cessate per brev’ora, ombre funeste,
Di turbar coi spaventi il mio riposo. (siede
Quante volte adagiai quivi le membra
Non avvezze alle piume; allor più bello
Mi parea questo sito... Oh sorte ingrata...
(s’addormenta

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.