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22 | ATTO PRIMO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu{{padleft:24|3|0]]
Della presa cittade offrir le chiavi.
Chiesero in don dal cenno mio la vita.
Ma al furor militar fren non valendo
Impor col mio comando, in breve tempo
Tanta strage si fece e tal ruina,
Che Tauris di città riserbò appena
Qualche memoria, e fu una tomba il resto.
Le donne, i vecchi, e i pargolett’imbelli
Nella strage comun caddero estinti.
Demolite le torri, ed atterrati
I superbi palaggi, i tempj stessi
Profanati dai Persi arsero i nostri.
Non v’era alcun che non gridasse: E viva
Dell’Impero di Grecia il gran monarca.
Così frattanto in nome tuo vincemmo.
Così il nemico tuo geme sconfìtto;
Non già dal mio valor, ma da quel Giove,
Che diviso, signor, teco ha l’impero.
Giustiniano. Di’ pur che tu vincesti. Io la vittoria
Riconosco maggior, poichè il tuo braccio
Me la presenta, ed il più bel trionfo
Di Giustinian ha Belisario istesso.
Amico, l’alte mie cure d’impero
Mi richiamano altrove. A’ tuoi riposi
Ti lascio, indi fra poco a me ritorna,
Che senza te pace goder non posso. (parte
SCENA V.
Belisario, poi Teodora.
Posso aver io, se il mio bel sol non veggio?
Antonia, idolo mio... Ma qui sen viene
L’imperatrice; ad incontrarla io vado,