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30 ATTO PRIMO

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Teodora. Non ti lagnar di ciò. Soglion sovente

Le modeste donzelle ira e dispetto
Mostrar con chi le adora, e a poco a poco
L’ira diviene amor, desio lo sdegno.
Non è sì lieve impresa un cuor di donna.
A chi vincer lo vuol, soffrir conviene.
Filippo. Tu m’insegni a sperar, ma il cuor mi dice,
Che la speranza è vana.
Teodora.   Un cuor codardo
Nulla ottiene, Filippo, e sol l’audace
Ha fortuna in amor. Dove non vale
Il pregare, il servir, vaglia il rapire.
Antonia. Pria vedransi cangiar lor corso i fiumi;
Prima immobile il mar, mobil la terra,
Che si piegh’il mio cor. Filippo, è vano
Il tuo pregar; vano sarà l’ardire.
Non piaci a gli occhi miei; t’odia il mio core;
Io non ti posso amar, tanto ti basti. (parte

SCENA X.

Teodora, Filippo.

Filippo. Ferma, dimmi, perchè?

Teodora.   T’arresta, o prence.
La cagion del disprezzo è a me palese.
Filippo. Non la tacer, s’hai del mio mal pietade.
Teodora. E accesa d’altr’oggetto.
Filippo.   E chi è mai questo
Fortunato rival dell’amor mio?
Teodora. Quando il saprai, forse sì fiero in viso
Non ti vedrò.
Filippo.   Fosse l’istesso Marte,
Vendicarmi saprò.
Teodora.   Novello Marte
Appunto egli è...

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