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342 ATTO QUINTO

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Nome di cavalier. Prestar vo’ fede

Ai detti vostri; ma se sian mendaci,
Scusa non vi sarà che vi sottragga
Dal più fiero gastigo.
D. Giovanni.   (Eh mi lusingo
Colla fuga sottrarmi al rio destino).

SCENA V.

Donn’Anna vestila a lutto, e detti.

Donn’Anna. Deh signore, poichè dagli occhi a forza

M’hanno levato il genitore esangue
Per recarlo alla tomba, ah non si vieti
Che le lacrime mie versar io possa
Su questo illustre venerato avello.
Ombra del padre mio... Stelle! che miro?
Qui don Giovanni? Ah don Alfonso, udite
Del mio tradito genitore in nome.
Chiedovi per pietà che l’inumano
In faccia nostra ad ostentar non venga
L’impunita sua colpa, o d’ira accesa
Trarrò di mano a questi servi un’asta
Per trafigger quell’empio.
D. Giovanni.   (Invan poss’io
Sperar pietà dal di lei cuor).
D. Alfonso.   Donn’Anna,
Moderate lo sdegno. Al Re si aspetta
I rei punir, ma i rei punir non suole
Senza prima ascoltarli. Ha don Giovanni
Chiesto pietà; da voi dipende; udirlo
Se vi aggrada potete, e se discaro
Non evvi ciò ch’ei di propor destina,
La clemenza del Re mancar non puote.
Donn’Anna. Che mai dirà quel traditore indegno?

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