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200 ATTO QUINTO

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Figlio, per la tua sposa dunque spiegasti il core?

Tamas. Sì, che Fatima è degna di rispetto e d’amore;
Padre, amarla prometto, ed amerò lei sola.
Fatima. Labbro che mi ristora!
Tamas.   Voce che mi consola!
Machmut. Ma non vorrei, parlando... e pur parlarne è forza.
Figlio, se onesta fiamma le triste fiamme ammorza.
Perchè Ircana nascondi?
Tamas.   Io non l’ascondo.
Machmut.   Invano
La cercai pel serraglio, e la pretende Osmano.
Fatima. Più di lei non si parli.
Machmut.   Il padre tuo sdegnato...
Fatima. Anche di lui lo sdegno spero mirar placato.

SCENA VII.

Osmano e detti.

Osmano. Machmut, tu pensi invano, ch’io rieda a’ miei contorni,

Se Ircana alle mie mani colle tue man non torni.
Entrare ad uom non lice di donne entro le mura;
Violar non vo’ la legge che il vieta e le assicura;
Ma da’ Tartari miei precipitato il tetto,
Pubblico renderassi delle schiave l’aspetto;
Indi usciran tremanti dalle rovine, o vinte
Dal rossor, dal timore, vi rimarranno estinte.
Machmut. Odilo. (a Fatima
Fatima.   Ah genitore!
Osmano.   La schiava non s’asconda.
Machmut. Figlio, rispondi almeno. (a Tamas
Tamas.   Fatima gli risponda.
Fatima. Padre, mirate ormai lieta la figlia in viso.
Miratela ripiena di giubilo improvviso;
Arde lo sposo mio d’amor, non più d’orgoglio,

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