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IRCANA IN ISPAAN 439

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Vajassa. Così mi piacerete, per voi sarò amorosa.

(Vedersi rispettare è pur la bella cosa!)
Ibraima. Io vado a ritirarmi.
Zama.   A ricamare io vo.
Vajassa. Se mi vorrete bene, anch’io ve ne vorrò.
Ibraima. Son giovane discreta.
Zama.   Conosco il dover mio.
Ibraima. Or madre mia voi siete.
Zama.   Son vostra figlia anch’io.
Vajassa. Andate a ritirarvi, or or sarò da voi.
Ibraima. Stiam ben con questa sorda. (piano a Zama
Zama.   Anzi, meglio per noi.
(piano a Ibraima
Potremo a nostra voglia parlar liberamente. parte
Ibraima. Sì, si, potrem la vecchia burlare impunemente, parte

SCENA VI.

Vajassa, poi Lisca.

Vajassa. Cosa mai hanno detto? oh sordità infelice!

M’arrabbio se non posso sentir quel che si dice.
Lisca. (Eccola qui la sorda, che Bulganzar mi ha detto.
Forte convien parlare, se intornmo ha un tal difetto).
Vajassa. (Un’altra donna è qui).
Lisca.   (Vo’ farle un complimento).
Madre mia, vi saluto. (forte nell’orecchio
Vajassa.   Non strillate, ci sento.
Lisca. Scusate, mi hanno detto che poco ci sentite.
Però parlai sì forte.
Vajassa.   Come? che cosa dite?
Lisca. D’aver parlato forte io vi dicea il perchè.
Scusatemi, vi prego, se non è vero.
Vajassa.   Che?

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