< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
Ircana. Lascia a me questo ferro.

(prende la spada ad uno de’ suoi Soldati
Tamas. Da quelle soglie uscite.
(verso la porla
(A lì e Tamas sfoderano la spada e si pongono in difesa, ed
i Soldati principiano a uscir dalla porla in ordine di battaglia.
Un SOLDATO. Ah signor, siam perduti; del Re le guardie pronte
Ci assaliscono a tergo, e gl’inimici a fronte.
Osmano. Non paventate, amici, fin che vi regge Osmano.
Ceda quest’uom sì forte.
Osmano. No, tu lo speri in vano.
(S’attaccano i Soldati di Tamas con quelli di Osmano, quali W
assalili alle spalle dalle Guardie che sopravvengono, sono obbligali a difendersi da due parli. S’attaccano parimenti Tamas,
A lì ed Ircana contro Osmano ed i seguaci, e combattendo si
sviano tutti, e lasciano la scena vuola.

SCENA VI.

Machmut dalla porla colla spada alla mano.

Figlio, mio caro figlio, aimè tu sei perduto,

E neghittoso il padre tardo ti reca aiuto.
Ma chi restar doveva a custodir le mura,
Per render la famiglia dal barbaro sicura?
Troppo ti rese ardito la sposa tua furente;
Attendere dovevi soccorso sufficiente,
Senza arrischiar te stesso dell’inimico a fronte.
Senza espor la tua vita alle ferite, all’onte.
Vano è il seguirti omai, misero padre e lasso.
Pure l’amor mi sprona... (in atto di partire
(I) Coti nel tetto.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.