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Alle vesti pompose, onde adornata or siete,
Coi rai del vostro volto voi la beltà accrescete.
Scherzo fu di natura fra queste selve ombrose
Formar le vaghe luci amabili e vezzose;
Ma correggendo il fato della natura il danno,
1 meritati onori vostre virtudi avranno.
Delmira. La virtude, signore, che infra di noi si apprezza,
Consiste nel costume di semplice schiettezza.
Migliore educazione noi non abbiam di questa;
Donna che sappia fingere, si abborre e si detesta.
Per noi se un amatore vuol discoprire 3 foco,
Cerca opportunamente f’) al scoprimento 3 loco.
Da un sì che si pronunzia da noi con core aperto,
L’amante appassionato dell’amor nostro è certo;
E se un no francamente a lui si dice in faccia,
Invano si lusinga coll’arte o la minaccia.
Vi è fra le genti vostre talun che a mio dispetto
Pretende violentarmi a risentire affetto;
Merito intende farsi della pietade usata;
Vuol de’ suoi doni 3 prezzo; sento chiamarmi ingrata.
Cornei la libertade resa ad una donzella
Dunque non è giustizia? Dono fra voi si appella?
Ma se le leggi vostre chiamano ciò un favore,
Libertà mi si dona per vincolarmi 3 core?
Aspre fur le catene, onde da pria fui cinta,
Ma più mi pesa 3 laccio che vuol quest’alma avvinta.
E se pagare io debbo col sagrifizio il dono.
Libera men di prima, ■ più sfortunata io sono.
D. Alonso. Chi è colui ch« v’insulta?
Delmira. Ximene.
D. Alonso. Ah 3 mio pensiero
N’ebbe finor sospetto, e 3 mio sospetto è vero.
Vidi ai segni del volto, vidi quell’alma accesa.
(1) Ed. Pittori: opportmemente.