< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
Se innanzi a voi qual sposo venire or non mi lice.

Spero se non l’amante, trovar la protettrice.
Ecco quel don Ximene cui deste un dì la fede.
Eccolo supplicante prostrato aJ vostro piede.
No, viltà non mi sprona a un simile tributo:
Ma di rispetto un segno al vostro cuor dovuto.
Donn’Alba. (Che bel vedersi ai piedi un mancator ‘pentito!)
D. Ximene. Non vi basta il vedermi dal mio rossor punito?
Donn’Alba. Hai rossor nel mirarti dinanzi ai piedi miei?
D. Ximene. No, per placar quel core, bella, che non farei?
Donn’Alba. Alzati.
D. Ximene. Di perdono datemi prima un segno.
Donn’Alba. Alzati.
D. Ximene. Vi obbedisco.
Donn’Alba. Sei di perdono indegno.
D. Ximene. Morto voi mi volete.
Donn’Alba. Sì, la tua morte io bramo.
D. Ximene. (Pure ancor mi lusingo).
Donn’Alba. (A mio dispetto io l’amo).

SCENA IX.

Don Alonso, Guardie e delti.

D. Alonso. Che fate voi, germana, di un inimico al fianco?

Donn’Alba. Pensate al dover vostro. Io al mio dover non manco.
Delle ingiurie a me fatte so meditar vendetta;
Delle pubbliche colpe punirlo a voi si aspetta.
D. Ximene. L’odio del vostro cuore al mio morir s’estende.
Donn’Alba. Sì, l’odio mio è implacabile. (Ma il cuor mio lo difende).
D. Alonso. Usai del mio potere per raffrenar l’orgoglio.
Del destin di Ximene solo arbitrar non voglio.
Nave è già preparata non lungi a queste arene,
Al Brasile condotto sarà fra le catene;
E il viceré che giudica nel suolo Americano,
Farà nel condannarlo le veci del sovrano.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.