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112 l'altare del passato

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzano - L'altare del passato, 1918.djvu{{padleft:122|3|0]]vaniva il Tempio come la ribalta ringiovanisce un volto di donna.

— L’uomo ha potuto far questo! Ha concretato nella pietra questo grido verso l’ideale.

La mia esaltazione cresceva. M’aggiravo tra la folla con passo mal fermo. La folla brulicava intorno, ospiti giunti da tutte le parti, italiani e forestieri; ma le figure moderne, minuscole su le scalee imponenti, fra gli intercolunni colossali non rompeva l’armonia del quadro, tanto le nostre foggie mutevoli sono miserabile cosa di fronte alla bellezza che non muta. Nell’interno tra il doppio colonnato della cella, dinanzi alle tre are consunte s’addensavano gli spettatori; e le donne cessavano dal cicalare e gli uomini si scoprivano il capo entrando, istintivamente, quasi che ancora la divinità fosse presente.

— Eleanor! Eleanor! Che faceva la mia amica tra il capelvenere della “Buona Sosta„? Perchè non era con me nell’ora divina?

Il plenilunio illuminava a giorno anche le zone in ombra, faceva scintillare gli occhi, i denti, i gioielli delle signore: alcune — quelle della colonia — in capelli, scollate, con sciarpe chiare o a vivi colori laminate d’oro e d’argento, altre — le forestiere — in succinto vestito di viaggiatrice. E tra la folla che fece ala

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