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118 l'altare del passato

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— No, non è vero! — gemevo con le dita nell’intreccio delle sue dita, — mi sveglierò tra poco e tutto sarà come se non fosse stato e non avrò più queste tue mani, non avrò che le mie unghie infisse nella mia palma sanguinante. Conosco l’inganno dei sogni.

— Non sogni! Ah! perchè quest’orgoglio di fanciulla dinanzi al mistero? Perchè ribellarsi? Per tutto ciò che è divino m’hai chiamata. Sono venuta. E venuta quale voglio essere. Tutto è possibile. Anche questo.

— Eleanor! Eleanor! Che questa sia la realtà di un attimo e poi venga il buio senza fine.

— Verrà la luce. È giunta l’ora. T’aspettavo da anni. È fatto il miracolo!

— Eleanor, se questo non è sogno, — e balzai afferrandola alla vita sottile, — lascia ch’io ti porti tra gli uomini, che io gridi alto il tuo nome nel mondo dei vivi!

E tentai di trascinare la tepida forma palpitante lungo il pronao, verso l’interno del tempio.

— No! no! La fede sola ha fatto il miracolo. Non profanare il mistero!

Mi resisteva ed io la cingevo alla vita, deciso di trascinare nella realtà il sogno divino, ben certo che con l’ultima nota tutto sarebbe dileguato nel nulla. E non volevo. Volevo gher-

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