< Pagina:Gozzano - L'altare del passato, 1918.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
160 l'altare del passato

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzano - L'altare del passato, 1918.djvu{{padleft:170|3|0]]

Camerieri, parrucchieri, servi balzano in piedi, rigidi, addossati alle pareti.

La madre sosta sulla soglia, sorride, tende le braccia alla figlia, l’abbraccia, la bacia, ma con delicatezza trepidante, come si odora un fiore troppo fragile.

Un rêve, vraiment un rêve!

Da già ch’a l’è così, da già ch’a l’è destin,
faruma la girada anturn a tüt Türin.

Oh, l’interminabile fila di berline, le berline di Casa Reale simili ad altissimi triangoli capovolti, sculpite, dorate, sovraccariche di tutta la mitologia e di tutto il simbolismo pazzesco del barocco; così goffe ed aggraziate, così snelle e tozze ad un tempo! Berline a quattro, a sei, a dieci cavalli gualdrappati, frangiati, impennacchiati, con non altro di libero che le zampe e la coda prolissa, cocchieri e staffieri a codino rigidi come automi tolti da un armadio centenario!... Il corteo fantastico si svolge interminabile come in una fiaba dei Perrault, ma non reca il marchese di Carabattole, non il gatto dagli stivali, non Cenerentola fatta regina, ma tutte le belle dame della nobiltà subalpina, la

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.