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I sandali della Diva 51

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— Taci, vecchia mia; facciamo morire il piccolo di spavento.

La Baronessa mi prese tra le braccia, mi cullò passeggiando per la stanza — non a passo di danza, questa volta! — baciandomi e inondandomi i capelli di lacrime, poi si sedette sul divano, mentre la fida Ortensia, in piedi, ci guardava costernata; e si piangeva tutti e tre di un pianto diverso.

— Ma che cosa — proruppi quando il singhiozzo mi ridiede il respiro. — Ma che cosa... t’han fatto?

— Tanto male, piccolo mio!

— L’uomo dalla porticina?

— No, non lui; lui non ne può niente....

— Ma non piangere così, — protestai, vedendo quel volto convulso, rigato di pianto continuo. — Perchè piangi tanto? Che cos’hai?

— Ho che gli uomini sono tanti delinquenti.

Palmira Zacchi singhiozzò ancora a lungo, nei miei capelli, e conchiuse con una voce di mortale stanchezza:

— Col tempo, piccolo mio, ti farai un delinquente anche tu.

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