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Un voto alla Dea Tharata-Ku-Wha 81

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Pietosamente Girelli gli sollevò il braccio pendulo, gli rimise la destra in tasca, lo riprese a braccetto sorreggendolo all’ascella. Ma prima di avviarsi guardò me che ero ricaduto sul divano senza parola:

— Non affaticarti in queste stupide sale.... Devi essere ancora stanco del viaggio; hai una cera poco buona anche tu.

Impazzisco?

No, non ancora, impazzirò forse il giorno ch’io sappia la morte certa della mia terza vittima, il signore detestabile dal naso ricurvo. Non l’ho più rivisto. Ma da qualche tempo una cosa terribile avviene. Ho riconosciuto in tram, a teatro, un signore con il quale si accompagnava sovente quell’innominato; e a stento resisto alla tentazione di presentarmi a lui, di chiedergli in bella forma che è mai avvenuto di quel suo amico così e così....

E se allora l’altro mi rispondesse:

— Ma non sa nulla? Non sa che è morto un anno fa?

Io balzerei dal tram, fuggirei dal teatro, irromperei in questura per rifugiare il mio rimorso, tre volte assassino, sotto il castigo dell’umana giustizia.

Ma sono certo che il buon giudice, dopo

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