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142 | la marfisa bizzarra |
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Contro Dodone irati, imbestialiti,
vorrien sbranarlo vivo con le zampe.
Dodone alcuni versi avea finiti
pel maritaggio, e pronti per le stampe,
che correggean que’ vati fuorusciti.
I parigin non voglion che gli stampe,
e vanno minacciando i revisori,
che, caschi il ciel, non gli lascino ir fuori.
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Dodone aveva anch’esso dalla sua
alcuni paladin, ch’era giustizia.
Marco e Matteo va tenendo nel dua,
e ride sempre della lor malizia,
dicendo: — Io vo’ del bene a tuttidua,
e non intendo partir l’amicizia,
ma dir, fin che avrò fiato e sarò morto,
che nelle lor scritture hanno un gran torto.
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Terigi aveva fatto alla sua sposa
un complimento a memoria apparato.
Marfisa se gli mostra imperiosa,
e tira dritto e appena l’ha guardato.
Rimase come stolto a questa cosa,
e le va dietro assai mortificato,
che non sapeva accordar nella mente
’la ragion del contegno per niente.
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Non sa che la bizzarra avea previsto
che il nuovo oggetto spiacer gli dovea,
e però, come femmina, provisto
quella sostenutezza ch’io dicea
perché negl’intestin l’aveva visto
cotto e spolpato d’essa; onde scorgea
che il rimedio piú bel perch’ei stia muto,
era un contegno serio e pettoruto.