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194 la marfisa bizzarra

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  E però del caffé, del cioccolate
io vo’ mandare a certe donne sante,
acciò con le preghiere infervorate
ti facciano scordar cotesto amante;
ed io per tre domeniche ordinate
farò la comunion santificante.
Tu alla sacra famiglia fa’ orazione,
e t’uscirá dal cor questo guascone. —
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  Marfisa alle sue massime rispose
pazzi detti del secolo d’allora,
che gli Ottimismi e l’altre opre famose
le avean mandato il cerebro in malora.
L’altra le mani agli orecchi si pose
fuggendo, e credo ch’ella fugga ancora,
maledicendo l’ozio, gli scrittori,
il costume novello e i Filinori.
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  Quel di Guascogna intanto al torrione
di lá da Senna ogni di passeggiava:
con lungo spaventevole spadone,
per far duello, il marchese aspettava.
Il marchese alla corte di Carlone,
a veder se l’incarco rinunzia va,
manda ogni giorno; e pur lo trova saldo,
e lascia che passeggi nel suo caldo.
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  Poi di soperchiator gli dá la taccia
e lo predica vile e prepotente.
I paladini con scoperta faccia
condannan Filinoro apertamente.
A poco a poco fuggon la sua traccia;
dove son, non lo vogliono per niente;
come un codardo, un messo, un contadino,
non l’accettano piú nel lor casino.

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