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CANTO DECIMO.


ARGOMENTO.

Con una burla, a macco il guascon empio
vive da certi frati. Dal convento
fuggon Marfisa e Ipalca, coll’esempio
d’una filosofessa a lor talento.
Ruggero a Malagigi, per far scempio,
chiede ove sia la suora, ma giá spento
è di mago il mestiere. I paladini
dietro a Marfisa van fuor de’ confini.


1
  Uom non v’è piú vii d’un malfattore,
ch’abbia la coscienza maculata,
e benché mostri gran core e furore,
egli ha sempre paura in sen celata.
Sin ch’ei può sopraffare, egli è il terrore;
ma quando alcun la faccia gli ha voltata,
la coda, ch’era tesa, va tra gambe,
e non è piú delle persone strambe.
2
  A chi de’ far co’ tristi, in coscienza
non saprei ricordar filosofía;
p>erché, mostrando flemma e indifferenza,
la battezzan color poltroneria;
e tanto cresce arroganza e insolenza,
che van dannati per la cortesia,
donde un randello a tempo veramente
avanza ogni filosofo eccellente.

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